intolleranza al lattosio

INTOLLERANZA AL LATTOSIO

Intolleranza al lattosio: tutto quello che c’è da sapere.

Colazione con latte caldo e biscotti al cioccolato, una coccola avvolgente che non riesci più a concederti? Tranquillo! Sei solo intollerante al lattosio!

Si può guarire? Devi conviverci?

Qui tutte le risposte alle più comuni domande sul latte, derivati e i malesseri legati all’assunzione di questi alimenti!

 

Che cos’è il lattosio:

Il lattosio è uno zucchero semplice formato da due molecole. Infatti, viene chiamato disaccaride in quanto è formato da due unità monosaccaridi. Parole complesse che ci raccontano solamente qual è la sua forma: ci sono due piccoli zuccheri, il galattosio e il glucosio, che si tengono per mano e formano il lattosio.

Quando mangiamo alimenti ricchi in lattosio, interviene un enzima chiamato lattasi che “taglia” il legame tra i due monosaccaridi, un po’ come un terzo in comodo che separa una bella coppia. Da questo divorzio non rimane altro che le due unità di singolo zucchero, i monosaccaridi, liberi.

Definizione di intolleranza al lattosio:

L’intolleranza consiste quindi nella non capacità da parte del nostro organismo di tagliare il legame tra questi due monosaccaridi. Il corpo, quindi, non riesce a separare il galattosio dal glucosio, che continuano a tenersi per mano.

Come mai determinate persone sono intolleranti al lattosio e altre no?

Ti è mai capitato di andare al bar con un amico o una amica, tu devi accontentarti di un caffè o te e morire di invidia perché l’altra persona non solo riesce a prendere un delicato e schiumoso cappuccino, magari profumato con cacao o cannella, ma riesce persino a mangiare un bel croissant ripieno di crema pasticcera o addirittura ricotta e cioccolato?

Come mai, il tuo amico o la tua amica riescono a fare una cosa così elementare ma che per chi è intollerante, è veramente impensabile?

La risposta è, ahimè, l’evoluzione.

L’uomo, infatti, così come tutti gli esseri viventi, va incontro ad evoluzione nel tempo.

L’evoluzione è dettata da modifiche genetiche (e non solo) che causano dei piccoli cambiamenti, in piccolissime parti del nostro corpo, i quali portano però a grandi risultati.

Pensateci un po’: l’uomo non è rimasto uguale negli anni. Vi ricordate quei libri di storia dove era presente Lucy? Il primo uomo primitivo trovato dai reperti storici?

Ecco, i cambiamenti non riguardano solamente l’aspetto, ma anche e soprattutto la funzionalità del nostro corpo.

Evoluzione e intolleranza al lattosio

Uno dei cambiamenti che sono avvenuti nella storia dell’uomo riguarda proprio l’intolleranza al lattosio.

Infatti, questa evoluzione che riguarda l’intolleranza al lattosio, vede come protagonista l’enzima lattasi, colui che è deputato a farci digerire questo zucchero.

Circa 5 mila anni fa, sembrerebbe, che si sia manifestata la prima mutazione genetica riguardante questo prezioso enzima che determina oggi una intolleranza al lattosio.

Normalmente un individuo presenta alte concentrazioni dell’enzima lattasi durante il periodo dell’allattamento.

Una volta terminato l’allattamento, le riserve di enzima lattasi si riducono gradualmente con lo svezzamento, diventando così intollerante al lattosio

Ci sono però individui che presentano una piccolissima mutazione genetica, dai grandi risvolti, che ha permesso loro di continuare a produrre l’enzima deputato alla digestione del lattosio.

Questa mutazione riguarda il cambiamento di una sola “letterina” del nostro DNA – C in posizione 13910 sostituita da una T.

Come fa una modifica così microscopica a determinare un intero cambiamento della nostra digestione, ad evitare addirittura una intolleranza al lattosio?

Il fascino della natura e della biologia!

C’è da dire però che non tutte le intolleranze al lattosio derivano da una mancata produzione dell’enzima lattasi determinato da una mutazione genica.

Quante tipologie di intolleranza al lattosio esistono?

Esistono altri due motivi per la quale diversi soggetti sono intolleranti al lattosio, tra questi:

  • la celiachia o la presenza di altre malattie gastrointestinali
  • una mutazione genica che determina una non produzione dell’enzima sin dalla nascita, quindi si è intolleranti al lattosio anche durante l’allattamento!

L’intolleranza al lattosio porta altresì a spiacevoli segni e sintomi, quali flatulenza, crampi allo stomaco e dissenteria.

Tutti sintomi molto spiacevoli, che avvengono perché:

  • Il lattosio arriva sino alla nostra flora batterica, quindi nel nostro intestino, che può utilizzarlo come substrato energetico (cibo!) e produrre prodotti gassosi. Da lì la flatulenza maleodorante, il sintomo principale di chi è intollerante al lattosio
  • Il lattosio nell’intestino richiama acqua e quindi porta appunto alla dissenteria.

Come fare la diagnosi?

Se ogni qual volta si mangia alimenti contenenti lattosio si hanno i classici sintomi, allora basta la “diagnosi esperienziale” che nonostante non sia validata clinicamente, può aiutare il singolo soggetto a capire come gestire la propria dieta.

Come fare? Ahimè, a suon di tentativi.

Con una pizza stai male? Prova a togliere la mozzarella e a chiedere si condirla con altre tipologie di formaggi più stagionati come Emmental, parmigiano e gorgonzola, tutti naturalmente senza lattosio.

Il gelato ti provoca qualche crampetto? Prova a vedere se con quello alla frutta o al cioccolato fondente invece stai bene!

Prova ancora invece a chiedere al bar il latte delattosato e un croissant vegano, così puoi goderti una buona colazione al bar senza soffrire.

Ma come capire se si è davvero intolleranti al lattosio?

 

L’UNICO test validato per la diagnosi di intolleranza al lattosio è il Breath Test (test del respiro). È un esame diagnostico, solitamente svolto in unna struttura ospedaliera, che si effettua mediante l’analisi di campioni di aria espirata.

Oltre al breath test per il lattosio esiste quello per il glucosio e per il lattulosio.

Come si esegue il test?

L’esame non è invasivo ed è molto veloce, infatti, dura solamente 15 minuti. Inoltre, non causa effetto collaterale alcuno o dolore durante il suo svolgimento.

Come convivere con l’intolleranza al lattosio?

Hai fatto il test, o semplicemente tramite la tua esperienza e l’ascolto del tuo corpo hai capito che sei intollerante al lattosio?

Ecco delle semplici istruzioni per come imparare a convivere con questa intolleranza!

Ormai nei banchi frigo e negli scaffali dei supermercati (e non solo i più grandi) riusciamo a trovare tutte le varianti “senza lattosio” di alimenti che normalmente lo contengono, come: mozzarelle, latte, formaggi e yogurt; (questi ultimi due alimenti, ricordiamo, che grazie al processo di stagionatura e alla presenza di batteri lattici, sono poveri di lattosio, alcuni anzi ne sono del tutto privi!).

Ma attenzione: questi prodotti presentando il glucosio e galattosio scissi, sono più dolci (perché il potere dolcificante del glucosio e galattosio separati è maggiore rispetto a quello del lattosio) ma presentano anche un indice glicemico più elevato!

Quindi, ricordiamo di aggiungere nel nostro pasto con la porzione di latticini, grassi buoni e fibre, che riducono il carico glicemico ultimo del piatto.

Attenzione anche alle bevande vegetali utilizzate come sostituti del latte vaccino, poiché presentando sapori particolarmente forti, vengono addizionati di zuccheri.

Inoltre, alcune bevande non sono assolutamente equivalenti al latte vaccino, perché carenti di proteine.

Sostituti del latte vaccino per chi ha una intolleranza al lattosio

 

Le bevande a base di avena, riso, orzo, noci, nocciole, cereali vari, sono tutte naturalmente prive di lattosio, e spesso vengono giustamente addizionate di vitamina b12 e calcio, di cui il latte vaccino ne è ricco, per permettere a tutti coloro che presentano una intolleranza al lattosio di poter non presentare queste carenze nutrizionali.

Ricorda però che puoi integrare il calcio anche dall’acqua, scopri qui come!

Il problema però è che spesso, per avere un buon sapore presentano appunto diversi grammi di zucchero, anche più di 7-8 g per ogni 100ml di prodotto. Il latte vaccino invece ne presenta solo 3-4g!

Inoltre, sono bevande povere di proteine: ciò non permette a questo “latte alternativo” di essere validi sostituti di quello vaccino.

Come fare? A parte la scelta di un latte vaccino delattosato, possiamo optare per una bevanda vegetale a base soia, che è ricca in proteine proprio come il latte vaccino. L’importante è non scegliere quelle ricche in zuccheri.

L’intolleranza al lattosio: si può curare?

No, ma esistono degli integratori a base di beta-galattosidasi oppure lattasi ottenuta da batteri lattici che ci permettono di consumare alimenti ricchi in lattosio. Questi integratori sostituiranno il nostro enzima mancante.

Quanto lattosio permettono di digerire? 

Dipende da vari fattori tra cui:

  • quanto lattosio è contenuto in quel determinato alimento (ricordare che 5 gr di lattosio equivalgono a 100 ml di latte)
  • dal dosaggio dell’integratore (unità di misura FCC ALU, UL, oppure U), ossia quante unità enzimatiche contiene
  • dalle caratteristiche del nostro organismo

Ecco alcuni integratori:

  • DIGESI 900
  • LACDIGEST
  • LACTOINT
  • LACTOJOY
  • MILL&JOY

Inoltre: alcuni studiosi pensano che si possa “educare” la nostra flora batterica a digerire il lattosio, integrandolo a poco a poco finché non si tollera del tutto.

La dieta per chi è intollerante al lattosio:

Quando si è a dieta è indicato consumare molti alimenti vaccini, perché magri e ricchi di calcio, come la ricotta, la mozzarella light, lo yogurt greco e il latte con i cereali.

Per non parlare di altri alimenti fermentatiti come il Kefir che fanno molto bene alla nostra salute.

E se sono intollerante al lattosio? Puoi usare gli alimenti che ho elencato prima oppure seguire la nostra Dieta Mi Piace Così senza lattosio, con un menu bilanciato e studiato anche per chi non digerisce proprio nessun tipo di latticino!

In conclusione?

Sfruttiamo le nuove tecnologie alimentari per non rinunciare al piacere di una buona mozzarella o un buon cappuccino senza lattosio, ma poniamo attenzione agli abbinamenti!

Quindi la mozzarella abbiniamola a del pomodoro, olio extravergine di oliva e pane integrale, e un cappuccino con del pane di segale e crema di arachidi preferibilmente home-made.

Oppure, per una volta godiamoci una buona pizza margherita e utilizziamo gli integratori più adatti a noi (consultando sempre un medico, un farmacista o un professionista per dosaggi e modi di utilizzo).

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