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Diabete mellito (DM): tipologie, sintomi, gestione e dieta

Dal greco diabaÍno (passo attraverso), il termine “diabete” fa riferimento alla produzione di una quantità di urina al di sopra del normale (poliuria).
“Mellito” invece deriva dal latino mel (miele) e descrive un’altra caratteristica della patologia diabetica, ovvero la produzione di urina dal sapore dolciastro (glicosuria).
Quindi, l’etimologia delle parole diabete e mellito fa riferimento ai due sintomi più conosciuti della patologia diabetica, la poliuria e la glicosuria.
I primi ad aver scoperto l’esistenza di “urine dolci” sono stati gli allora medici dell’antico Egitto ben 3000 anni fa. Da allora le persone affette da diabete mellito hanno ricevuto consigli di ogni tipo su cosa mangiare.
Nel corso dei millenni si è sperimentato un po’ di tutto:
Digiuno
Diete ad alto contenuto di carboidrati
Diete a basso contenuto di carboidrati
Diete a basso contenuto di grassi
Diete iperproteiche
Ma prima di arrivare a parlare di dieta e diabete mellito rispondiamo ad alcune domande:
Quali sono le tipologie?
Quali sono le caratteristiche cliniche?
Come si gestisce?

Tipologie di diabete mellito

In generale, il diabete mellito si distingue in due tipologie:
diabete mellito di tipo 1
diabete mellito di tipo 2.
Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia autoimmune.
Una patologia autoimmune comporta la produzione di autoanticorpi, ovvero delle sostanze capaci di indirizzare il nostro sistema immunitario ad autodistruggere componenti dei nostri tessuti.
Nel caso del diabete mellito di tipo 1 ad essere distrutte sono le cellule del pancreas deputate alla produzione di insulina (cellule-β).
Visto che il paziente con diabete mellito di tipo 1 nasce con la capacità di produrre autoanticorpi contro le cellule-β, molto presto si ritroverà in carenza/assenza di insulina. Quindi, il diabete mellito di tipo 1 si manifesta in età giovanile.
Il diabete mellito di tipo 2 è invece una patologia multifattoriale che dipende da:
Storia familiare
Predisposizioni genetiche
Eccesso di peso
Livello di esercizio fisico
Ciascuna di queste componenti ha un ruolo determinante nello sviluppo e progressione della patologia che comunque si manifesta in età avanzata.

Caratteristiche cliniche del diabete mellito


Entrambe le tipologie di diabete mellito determinano un aumento della glicemia (iperglicemia), ma il decorso della patologia cambia.
In particolare, nel diabete mellito di tipo 1, il crollo dell’insulina, e quindi il manifestarsi dei sintomi e dei segni tipici, può essere anche molto rapido. Maggiore è la rapidità con cui si arriva al deficit assoluto di insulina e maggiore è la gravità dei sintomi e dei segni all’esordio della patologia.
D’altra parte, nel diabete mellito di tipo 2 non si osserva un crollo rapido e improvviso dell’insulina. Piuttosto, si osserva un aumento dell’insulina all’inizio, seguito da una sua graduale e progressiva riduzione. La resistenza insulinica è alla base di questo processo.
Quindi, in genere, i sintomi e i segni che si accompagnano all’esordio della patologia diabetica di tipo 2 sono ben meno gravi.
Tuttavia, dato che in entrambe le patologie l’iperglicemia è presente, alcune caratteristiche cliniche sono condivise.

Sintomi tipici del diabete mellito

Abbiamo accennato all’inizio che i sintomi più comuni riscontrabili nel paziente affetto da diabete mellito sono la poliuria e la glicosuria.
La poliuria e la glicosuria sono sintomi collegati tra loro, vediamo perché.
Il rene è l’organo deputato alla filtrazione del nostro sangue e alla produzione dell’urina. Quando nel sangue abbiamo un’elevata quantità di glucosio, anche il filtrato renale se ne arricchisce. In genere, il glucosio non è presente nell’urina formata perché viene riassorbito del tutto nei soggetti sani.
Tuttavia, quando la quantità di glucosio è molto alta, i reni non riescono a riassorbirlo del tutto. La presenza di glucosio nell’urina in via di formazione genera un richiamo di acqua nei tuboli renali. Si generano così ampi volumi di urine (poliuria) ricche di glucosio (glicosuria).
Visto che l’acqua del nostro corpo viene utilizzata per produrre volumi urinari molto alti, ci disidratiamo e questo genera l’elevato senso di sete tipico del paziente diabetico.
La disidratazione porta a stordimento e astenia, altri due sintomi tipici del paziente con diabete mellito.
Altri sintomi ricorrenti sono la visione annebbiata e la parestesia (prurito) che sono causati dall’iperglicemia.

Gestione del diabete mellito

La gestione del diabete mellito è di natura multidisciplinare e cambia a seconda se si tratta di diabete mellito di tipo 1 o di tipo 2.
Nel caso del diabete mellito di tipo 1 la terapia insulinica si rende necessaria fin dall’inizio.
Invece, il diabete mellito di tipo 2 non si caratterizza subito per un crollo totale dell’insulina; quindi, ci sono molti step intermedi prima di arrivare alla terapia insulinica. A volte, quest’ultima non si rende nemmeno necessaria.
La terapia nutrizionale ha un ruolo centrale sia nel diabete mellito di tipo 1 che di tipo 2, anche se con diverse potenzialità.
Infatti, nel diabete mellito di tipo 1 la terapia nutrizionale può solo portare a una migliore gestione dei sintomi e dei segni.
Invece, nel diabete mellito di tipo 2, la terapia nutrizionale, se iniziata fin da subito e associata all’esercizio fisico, può addirittura prevenirne l’insorgenza o per lo meno ritardarla il più possibile.

Gestione nutrizionale del diabete mellito di tipo 1

Per centinaia di anni, l’unica opzione terapeutica per i pazienti con diabete mellito di tipo 1 è stato il digiuno o diete prive di carboidrati.
Nel 1922 venne scoperto il meccanismo d’azione dell’insulina, ma solo negli anni ‘80 fu introdotto il primo strumento per il monitoraggio casalingo della glicemia (pungidito).
Nel 2017 è stato approvato il primo sensore impiantabile per il monitoraggio continuo della glicemia senza la necessità di pungere le dita.
Da allora la terapia farmacologica e nutrizionale del paziente affetto da diabete mellito di tipo 1 si è evoluta molto.
Infatti, all’inizio veniva prescritta una terapia insulinica fissa su cui si basavano rigidi protocolli alimentari da rispettare alla lettera.
Invece, ad oggi, la pratica ufficiale per la gestione del diabete mellito di tipo 1 consiste nel conteggio dei carboidrati (carbo-counting).
Il conteggio dei carboidrati consiste nell’insegnare al paziente come riconoscere la quantità di carboidrati presente in un pasto e, in base a questo, decidere la quantità di unità insuliniche da iniettare.

Gestione nutrizionale del diabete mellito di tipo 2

La riduzione dell’intake calorico e la perdita di peso sono gli obiettivi principali della terapia nutrizionale del diabete mellito di tipo 2. Infatti, la maggior parte dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 sono sovrappeso o obesi.
Già la perdita di almeno il 5-7% del peso iniziale ha un impatto migliorativo su:
Glicemia e glicata (A1C)
Pressione sanguigna
Quadro dislipidemico
Insulino resistenza
È chiaro che maggiore sarà il peso perso migliore sarà l’effetto sugli indici di salute.
Tuttavia, la moderata perdita di peso indicata sopra produce già effetti benefici perché in grado di produrre un “effetto memoria” sul nostro corpo; anche qualora dovessimo riacquistare parte del peso perso.
Durante il decorso della malattia è possibile che sempre più farmaci necessari per la gestione della glicemia vengano associati alla terapia nutrizionale. La dieta in questa fase continua a essere importante per minimizzare l’aumento di peso che alcuni farmaci ipoglicemizzanti possono provocare, in primis l’insulina.

Dieta mediterranea e diabete mellito

La dieta mediterranea è il programma alimentare che più di tutti si è dimostrato essere valido nella gestione del diabete mellito.
Nella dieta mediterranea il contenuto di carboidrati è abbastanza alto (45-60% En). Questo permette di limitare l’assunzione dei grassi cattivi (carni rosse e formaggi grassi), pur lasciando un giusto quantitativo di grassi buoni (olio extra vergine di oliva, pesce).
È chiaro che un eccesso di carboidrati in una dieta ipercalorica sbilanciata porta a picchi iperglicemici.
Tuttavia, in un contesto di dieta bilanciata ipocalorica possiamo permetterci di inserirli, così come previsto dalla dieta mediterranea.
Nel paziente con diabete mellito, così come nel soggetto sano, la dieta mediterranea prevede un intake proteico di 0,8 g/kg di peso corporeo ideale. Un maggiore o minore intake proteico non porta benefici nella gestione glicemica.
Nel paziente diabetico, consumare un pasto troppo ricco di grassi può provocare dei picchi glicemici a 3-5 ore dal pasto. Quindi, è importante tenere i grassi entro le quantità previste dalla dieta mediterranea (20-35% En).

Mi Piace Cosi e diabete mellito

Mi Piace Cosi è un programma di rieducazione alimentare ipocalorico e bilanciato che fa fede ai dettami previsti dalla dieta mediterranea.
In quanto tale è più che adatto a essere seguito anche dai pazienti diabetici, così come abbiamo imparato a capire leggendo questo articolo.
Nel paziente con diabete mellito la dieta dovrebbe essere personalizzata in modo tale da raggiungere i seguenti risultati:
Miglioramento del quadro glicemico
Abbassamento della pressione sanguigna
Miglioramento del quadro dislipidemico
Perdita di peso
Ed è proprio la perdita di peso ad assicurare i primi punti sopra indicati.
Mi Piace Cosi, rispondendo ai principi della dieta mediterranea, si propone come un programma alimentare in grado di raggiungere tutti gli obiettivi proposti sopra per il paziente con diabete mellito.
In più, Mi Piace Cosi mette a disposizione del paziente anche la consulenza di biologi nutrizionisti formati al conteggio dei carboidrati.
Quindi, non ci sono scuse, anche chi è sottoposto a terapia insulinica, può beneficiare del nostro programma contando sull’aiuto dei nostri nutrizionisti!

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